mercoledì 18 marzo 2015

Una cultura malata... se così si può chiamare


Ed ecco un’altra sera in solitaria. Senza niente da fare. Con mille pensieri in testa. La connessione del vicino non funziona più. Esco a fare due passi. Trovo la scusa nel gettare la nettezza. Sono stanco. Ripenso a l’attacco di oggi a Tunisi. Sembrano eventi tanto lontani.
Per poco neanche Facebook ne parlava. Prima delle 4 nessuno sapeva niente.
E, non so perché, mi è venuto un malsano pensiero:
un passeggero della Costa Crociere era un bambino. Li hanno dirottati verso l’imbarcazione prima di arrivare al museo attaccato dai terroristi. Lui, all’inizio stordito, ha visto tutto in televisione. Al Jazeera trasmette una diretta da ore. All’inizio il bambino non riesce a capire, non realizza. I genitori sono nella camera, comoda, rinfrescata, il loro appartamento per la crociera.
Ma un pensiero poi prende il bambino. Un pensiero che non ha senso, e che non dirà a nessuno.
Guarda la televisione come ipnotizzato, seduto a terra, vicino allo schermo, mentre i genitori, dietro di lui, si tengono stretti. La mamma per la paura, senza farsi vedere dal bambino, piange.
<<Se quella signora, stamattina, non ci avesse messo tanto a prepararsi. Guarda quelle persone in televisione. Ha detto babbo che le vedono anche in America. Ovunque. E io sarei potuto stare in mezzo a loro.>>
In qualche modo malato quella cosa lo affascina. È la televisione. Un’immagine che neanche lui sa da dove arrivi. Non si rende conto che è a pochi metri da lui. A solo qualche chilometro.
Ma di cosa, in questo pensiero tanto perverso che si potrebbe avvicinare a reale, si nutrono i ragazzi, i giovani?
La televisione fa male. In ogni senso.
Sono contento del Garage Ermetico. In qualche modo, per quel piccolo progetto che può essere, dà un altro pane.

Buona serata a tutti. Chiudete il pc. Aprite un libro, assaporatelo. E, domani, raccontatemelo.

garage.ermetico@gmail.com

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