Stava tornando a casa da uno di quegli incontri che si fanno
una volta ogni 10 anni. Un ritrovo di quegli amici che non hai neanche voglia
di vedere, con i quali hai giocato per un qualche anno a tennis.
Una bella macchina. Aveva una bella macchina. Bianca, ultimo
modello, forse troppo grande per quella piccola città. Di colpo entrò in una
strada della quale non si era mai accorto. Ci entrò per sbaglio. Come succede
spesso, quando si è sovrappensiero. Prima di accorgersi che aveva sbagliato
strada aveva percorso alcune decine di metri. La fitta nebbia filtrava una luce
strana proveniente dai lampioni. Era un'illuminazione del tutto insufficiente
per quella strada. Venivano evidenziati soltanto alcuni cofani delle macchine
in controluce. Tanto che la strada si confondeva e diventava una delle tante,
nella città. Dopo che aveva percorso un altro centinaio di metri, pensando
soltanto alla direzione da prendere, si stava lentamente rendendo conto che non
l'aveva mai vista, quella strada. C'erano degli elementi assolutamente
distinguibili che la accertavano parte di quella città, ma nessuno di questi gli
dava la convinzione di trovarsi nel luogo giusto. In senso generale i
sampietrini per terra e le case principalmente di mattoni davano un ricordo di
casa, ma la via in se non era giusta. A quell'ora di notte trovarsi in una
strada deserta, per caso, nel mezzo alla nebbia non rassicura per niente. In
qualche modo si sentiva a disagio.
Magari era stanco e basta. Si stava suggestionando
probabilmente. Nei giorni passati la sua vita era stata molto frenetica e
quella mattina stessa si era dovuto svegliare quando ancora il sole non era
neanche stato pensato dal cielo, per fare più di 300 km in autostrada.
Probabilmente si stava immaginando tutto. Finalmente un bivio.
Per tornare ad essere sulla strada di casa doveva girare a
sinistra e così fece. Non si rendeva conto di che ore fossero. Proprio perché
si era svegliato presto quella mattina non riusciva a distinguere se fossero le
11 oppure le una di notte. Nonostante tutto neanche quella via sembrava al suo
posto. Sul ciglio della strada, dalla parte di destra, cigolavano lenti, due
cerchioni di bicicletta. Un cappuccio copriva il volto di una figura ricurva.
La macchina raggiunse la bicicletta e lui premette il pulsante per far scendere
il vetro del finestrino dalla parte del passeggero (della sua macchina nuova):
"scusi, per via Mortara, vado bene?"
quando la mano sinistra tirò giù il cappuccio, la testa da
insetto della vecchia signora mi apparve davanti.
"Deve girare alla prossima a destra"
Il ragazzo ringraziò e tirò nuovamente su il finestrino. Qualcosa
nella vecchia lo aveva turbato, ma non si rendeva ben conto di cosa.
probabilmente fu il tono di voce con cui si era rivolta a lui. Non riusciva a
capire. Alla strada dopo, girò a destra.
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