E si trovò quella sera seduto su quella panchina. Quella panchina che aveva visto diverse volte, ma quando ero piccolo. Non pensava che un giorno sarebbe diventato uno di quei vecchi, uno di quelli che giocano a carte tutto il pomeriggio, da quando i bambini escono da scuola. La sua vita era scorsa in un lampo. Sempre seduto su quella panchina. E da tre posti che poteva tenere quella panchina, rimaneva soltanto il suo con la pancia che si faceva spazio negli altri due. Era diventato un buzzurro in quel giardino che un tempo lo faceva tremare. Da piccolo aveva sognato che dei drogati uscissero dalle aiuole poste al limite del giardino e si avvicinassero a lui. Era talmente incosciente che non pensava neanche che avessero bisogno di soldi o di una dose, pensava soltanto che volessero bucare anche lui. Dei drogati che non avevano niente, come lui adesso. Erano solo drogati. E lui adesso era drogato di noncuranza di se stesso. La accidia e la finta stanchezza lo trascinavano in ogni terrificante momento della sua vita. Ma era come se fosse passato un attimo da quando sedeva lì, o meglio, si era seduto da giovane. A quei tempi non pensava che alla sua ragazza e alla vita che gli si sarebbe aperta davanti. Con tante aspettative e Speranze davanti a sé. Molte macchine erano passate sulla strada accanto da allora. Troppe. Come troppi i pensieri e le speranze non realizzate da quello che una volta era il ragazzo che aveva visto quella panchina e per caso ci si era seduto, quella sera.
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