Ci siamo persi nella bellezza di un Moebius a Poggibonsi che regala momenti di riflessione su se stesso, quindi sull'uomo, quindi su tutti noi.
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martedì 30 ottobre 2012
Mostra INSIDE MOEBIUS a Poggibonsi
Ci siamo persi nella bellezza di un Moebius a Poggibonsi che regala momenti di riflessione su se stesso, quindi sull'uomo, quindi su tutti noi.
venerdì 12 ottobre 2012
martedì 2 ottobre 2012
sabato 29 settembre 2012
domenica 23 settembre 2012
venerdì 21 settembre 2012
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venerdì 31 agosto 2012
mercoledì 29 agosto 2012
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domenica 12 agosto 2012
martedì 7 agosto 2012
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giovedì 2 agosto 2012
mercoledì 1 agosto 2012
Quando piove in Italia e in India
lunedì 30 luglio 2012
sabato 28 luglio 2012
giovedì 26 luglio 2012
Namastè
lunedì 23 luglio 2012
Giorno 0
giovedì 12 luglio 2012
Fiches, Every teardrop is a Waterfall
venerdì 6 luglio 2012
Luglio (sugli intellettuali nel caldo)
Fingersi e setirsi in qualche modo (superbo) intellettualoidi nel pesare il linguaggio, ha come fine unico -travisato- di boriarsi. Travisato quando in realtá il fine più probabile è la ex-posizione o la trans-missione (trova la parola come termine medio) di un concetto. La rete del discorso diventa gomitolo informe e la fatica non vale più l'oggetto cogitato. La probabile dis-abitudine (un tempo si sbagliava chiamandola tale, è una continua scoperta) alla lettura porta sempre più alla lettera, dove tanti credono di trovare una giustificazuone alla mancanza di concetto. Lo strumento di una volta diventa, nell'esercizio di stile -quello borioso, s'intende- oggetto di se stesso. La mente non deve mai perdere la luciditá dell'obiettivo e una accurata regolazione dell'obbiettivo (stavolta strumento) analitico dell'oggetto. La parola, l'atto, nella previsione del suo compimento, deve purificarsi da questo appesantimento che, tende infine a svuotarsi di parole/azioni e riempirsi di parlato/gesticolante. Il più delle volte non si riesce a trovare giustificazione nella perdita -alla fine anche- di se stessi nell'abbandono a questa tentazione. Il continuo pesarsi delle parole -ma ancor più delle azioni- ci slega dal naturale e non diventa che, spesso inutile perchè vana, comparazione del nostro, allo strumento altrui. Si ritrova quindi una palese mancanza di questa imitazione come esercizio pregiato, che diviene illusiva beltà, soltanto per se stessi: lo strumento è naturalmente diverso in base all'utente utilizzante, per forza, intensitá, leggerezza applicati; ed è chiaro che nella naturalezza stessa dell singolo si ritrova l'utilizzo (pratico), di conseguenza la metafisica del fare, che, più oscura, profonda, affascinante, intimamente erotica, si trova più difficile accettare.
sabato 9 giugno 2012
Il teatro oggi, ma perchè?
Perchè il teatro oggi? A chi serve... alle consacrazioni... gli attorucoli che debbono confermarsi, quelli che debbono nascere... non sono troppi i fili da governare per questi tiranni che decidono chi sì, chi no... non è più il pubblico a comandare... ma un meter collegato ad alcuni televisori stabiliti... da un altro potere non da meno... la Tv... anche lei è governatrice del teatro oggi... Il 70% del teatro oggi viene scelto per mezzo di lei... lei come scusante...
Sarò romantica, ma il teatro è altro... altro dalla televisione... altro dallo Stato... altro dalla moda... altro dalla cultura... altro dall'arte... Fin quanto resta questo e non altro... beh il teatro non esiste... ci dobbiamo accontentare di spot per attori sempre meno qualificanti... e di spettacoli sempre più da squalificare... "
giovedì 31 maggio 2012
Voglia di ricominciare o paura?
Serata tranquilla in confronto a quella di ieri.lo Stress è calato e i ragazzi, Come ogni buon mercoledì universitario che si rispetti, sono usciti in piazza, a Ferrara. Ma rimangono tristi le giornate, non senti che parlare di scosse e di cose che non si dovrebbero fare durante un terremoto e anche dopo. E nonostante tutto esci stasera e ibridi ragazzi che si divertono , Ma che hanno nelle loro menti continuamente inconsciamente la paura.
Quando ero a Firenze volevo arrivare qua, a Ferrara, per poter fare la mia parte e aiutare in qualche maniera. Una volta arrivato qua l'unica cosa che ti accorgi che sarebbe utile fare è quella di andare via. Quando puoi ti trovi immerso tra persone che hanno perso gran parte delle cose che avevano ti prende la disperazione più profonda anche te. Quasi per osmosi la trasmettono. Ed ogni discorso confortevole che tu possa voler fare non serve a niente perché non riesci a capire quello che stanno vivendo loro. Molti studenti cercano in questo e il pretesto di rimandare qualche esame che non sono riusciti del tutto studiare. Mentre vedi alla televisione che qualche kilometro più in là, delle famiglie hanno perso tutto. In realtà non sai quello che devi pensare. Non sai come comportarti ti senti inadeguato in ogni istante. Allora alle volte io preferisco restare da solo e girarmi la città, osservando, guardando le persone, cercando di trovare nei loro sguardi una voglia comunque di dimenticare e di andare avanti. È facile trovarla alla sera quando le persone bevono per non pensare a ciò che è successo.
Più difficile, in verità, è trovare la stessa voglia durante le giornate, quando siamo bombardati da informazioni terribili.
mercoledì 30 maggio 2012
Messa in sicurezza. Ferrara. Terremoto. Paura
Fa effetto passare sotto alla struttura. In questo momento, conoscendo un minimo i rischi, avrei una certa difficoltà ad andare lassù.
martedì 29 maggio 2012
venerdì 25 maggio 2012
Falling pieces - mutevolezza della mente umana
Così quella vecchietta ha continuato la sua strada. Non faccio che pensare al lei da stamattina. E stasera ho speso sette euro in una birra e uno shottino al pub preferito. E, nell'unico momento di lucidità della giornata, dopo una serata tra amici, dopo un dialogo con una vecchietta che hai incontrato per caso, ti chiedi: ma è proprio giusto il modo in cui viviamo?
Non riesco a darmi pace stasera per questo pensiero. Spesso e volentieri si pensa alle ingiustizie della morte, ma all'ingiustizia della vita chi ci pensa?
Persone che passano stasera, vicino a me. La loro spensieratezza. Probabilmente hanno bevuto più di un bicchiere di vino, e con una chitarra in mano cantano per strada gli stornelli che hanno sentito poco prima.
Alle volte, anche se non trovo le forze, vorrei gridare con tutto me stesso qualche parola rabbiosa. All'ingiustizia, dell'ingiustizia, sull'ingiustizia che prende ognuno di noi e tutti quelli che ci stanno intorno. Come si fa a non accorgersene? Basterebbe non vedere, anzi, basterebbe non guardare. Come, ahimè, la maggior parte dei ragazzi di oggi fa. E se è vero che i ragazzi sono le risorse del futuro, allora il futuro che ci aspetta non è del tutto roseo. Quanto sia importante la consapevolezza sociale, ovvero il conoscere in qualche modo, anche minimamente, coloro che ci stanno intorno, non è cosa da poco.
Quando basta guardare.
Per capire che non siamo soli e che le altre persone hanno bisogno in ogni momento di noi.
martedì 22 maggio 2012
Fear of the dark? O, in verità, paura di niente?
In un attimo tutti pensieri svaniscono, per la paura dell'estraneo che mi viene incontro, stasera, in questo giardino. Per quale ragione siamo così turbati da colui che non conosciamo? Sono uscito per fare una passeggiata. Per trovare "l'ispirazione". Come faccio quasi tutte le sere.
Il freddo mi ha passato un cubetto di ghiaccio tra le scapole quando una bicicletta si è avvicinata a me, mentre passeggiavo.
La paura dell'estraneo che ci attanaglia sempre, come dice anche Giorgio Gaber. E in fondo voleva soltanto delle indicazioni. Voleva soltanto sapere come uscire dal giardino. Non è una prigione. Ma probabilmente come lui in quel momento ha visto nel giardino una prigione noi tutti non vediamo quelle cose che per noi lo sono realmente. Una Prigione.
Dobbiamo strappare queste sbarre di carta, liberarci la mente dai preconcetti di ogni sorta. Come la paura di un estraneo, una sera, in un giardino. Non ha senso. Si dovrebbe vivere la vita con la stessa libertà in cui si vive quel momento in cima alla montagna. Sentendosi parte di ogni cosa che ci circonda, non avendo paura di essa. In fondo noi siamo come tutti e tutti sono come siamo noi stessi.
Impauriti dal guaire di un cane e piacevolmente liberi nel pensiero, sentendo delle rane gracidare.
gobbo senz'occhi - us and them
eppure io continuo a ripetermi e gli altri continuano a non capire. Cos'è questa paura che ci spinge a cercare una cerchia ristretta di amici e condividere i nostri interessi soltanto con loro? e comunque non siamo veri neanche ai loro occhi. Quanto è vero che è necessario apparire piuttosto che essere? Probabilmente dipende da come sei. Quattro di mattina.
Per la precisione adesso sono nove minuti alle cinque.
Per Ferrara. ne varrà la pena? Speriamo di sì, perché è buio e il mio corpo non è abituato a questo. penso che se un corpo arrivi un giorno ad abituarsi a questi viaggi e alle condizioni in cui ci costringono a farli, probabilmente quel corpo sarebbe deforme. Un gobbo senza occhi, pronto a consegnare il biglietto per l'obliterazione. Senza che ce ne rendiamo conto una gran parte di noi è già così. Il problema è che
-non vogliamo vedere.
-restiamo ingobbiti su quello che vogliono loro.
E cosa facciamo noi? Per la paura di pensare appena si avvicina chiunque in uniforme
-consegnamo il biglietto.
lunedì 21 maggio 2012
Paura, i fiori del male #bozza
domenica 13 maggio 2012
Le parole. Words.
Eccoci qui. Come ogni sera ci si ritrova a fare i conti con i propri pensieri. E una volta tanto con la propria voce. Quale infinita limitazione di fantasia ci hanno dato le immagini che ci vengono trasmesse ogni giorno e in molti momenti della giornata per di più dalla televisione. Ma non siamo soltanto polvere e ombra? Sicuramente l'ombra non è data dalle immagini che abbiamo visto durante la nostra vita, ma da quelle che riusciamo a trasmettere ai nostri cari. Il dono della parola, il dono di poter trasmettere una sensazione alle altre persone. Questo non è dato tanti di noi. Anche perché molti pensano a cavolate a cose che non hanno un senso reale, Molto spesso neanche per coloro che si trovano a pronunciarle. Eppure dovremo fare i conti tutti i giorni con le parole che pronuncia amo, tutti giorni dovremmo renderci conto che sono sassi che sono pietre che poniamo in una strada che quella della nostra vita. Soprattutto quando queste parole rimangono scritte da qualche parte. Che sia nei cuori delle persone, o su un blog Letto di sfuggita una sera, non ha importanza. Le parole rimangono mattoni che costruiscono case o palazzi immensi. Quelli che dovremmo riuscire a far crescere dentro e fuori di noi in ogni istante. Non ce ne accorgiamo molto spesso perché abbiamo la possibilità di trasmettere anche troppo ciò che diciamo. Come io stasera pronuncio parole a un telefonino e queste entrano a far parte della vita di qualcuno. Neanche io lo faccio, ma ci sarebbe sempre da chiedersi se queste sono le parole giuste. Se è esattamente ciò che abbiamo bisogno, e gli altri hanno bisogno, di sentir dire.
sabato 12 maggio 2012
Twitter?
La rapidità di informazione è spesso accompagnata dalla facilità nel dimenticare le informazioni acquisite.L’aspetto didascalico si sta annullando nei nostri giornali, figuriamoci nei tg e sul web, dove la velocità ha la meglio sul concetto. Non credo che la vita sarebbe più facile se SAPESSIMO tutto, ma lo sarebbe se CAPISSIMO le poche cose che sappiamo. Come si ha il distacco della scuola dagli studenti, che non capiscono il perchè di quelle informazioni, e si annoiano sui banchi, così dai mass media rapidi veniamo sommersi di news dell’ultimo secondo, senza che ci venga spiegato nel profondo cosa vuol dire e cosa comporta un determinato fatto. Conoscere ogni notizia non vale più se non c’è qualcuno che, in modo manifestamente parziale o imparziale, spieghi a noi, bambini a scuola di taluni argomenti, il significato di ciò.Ed è forse proprio questo il problema: non si ha più nessuno che ci spieghi e in qualche modo quindi ci porti ad (in)formarci su ciò che accade.E, soprattutto i più giovani, con noi, ci addormentiamo, annoiati da una lezione che non ci interessa.Pietro Massai